I“Nati Digitali”, figli degli anni novanta cresciuti con il Word Wide Web, oggi hanno 16-18 anni e rappresentano una realtà nuova, con la quale si deve fare i conti. «I ragazzini nati con Internet? Una generazione si può frenare o aiutare, ma la prosperità di un paese dipende da loro». Così afferma il prof. Michael Wesh, docente della Kansas University. Negli ultimi tre mesi su YouTube è stato caricato «più materiale video di quanto sia stato mai diffuso via etere da tutti i maggiori network televisivi insieme». I Nati Digitali, spiega de Kerkhove, sono sempre connessi ad Internet, con il PC o il telefonino. In Corea il 51% dei bambini tra due e cinque anni usa Internet. È una generazione che si confronta con quella degli Immigrati digitali, coloro, cioè, che sono nati prima di Internet e che faticano a comprendere una realtà che per giovanissimi e adolescenti è invece naturale, scontata. Secondo lo studioso, stiamo arrivando a un immaginario oggettivo: «lo schermo è diventato il punto privilegiato d’ingresso per la mente dei Nati Digitali (gli 'screenagers') che si spostano letteralmente in rete, e c'è un’evidenza neurologica di differenze tra chi usa Internet e chi no. Hanno anche future maggiori potenzialità sul lavoro». «I Nati Digitali – ha spiegato – sono 'multitasking', possono cioè fare più cose contemporaneamente. Sono transculturali, globali e aggreganti virtualmente. Per l’Italia una delle decisioni da prendere urgentemente è quella di occuparsi di loro, capirli, aiutarli, aprire l’accesso a Internet e non chiuderlo».
Dal Convegno: "I nati digitali: una generazione senza avi", Roma, 28 Novembre 2008 Molto materiale informativo si trova in questa pagina |